domenica 12 dicembre 2010

Contro il calvario del precario

La precarietà toglie dignità all’individuo e alla società in cui vive. In tanti oggi sentono di non avere un futuro perché hanno un presente frammentato e incerto. La precarietà è ormai una condizione esistenziale che si è ramificata in tutte le sfere di vita di un trentenne. Il lavoro è precario, l’amore è precario, le amicizie sono precarie, le intenzioni sono precarie, gli obbiettivi sono precari. Tutto cambia ad una velocità assurda.

Una forza politica innovativa deve riuscire ad organizzare chi cerca una continuità lavorativa ed incidere sulla modifica del mercato del lavoro. Questo è un obbiettivo irrinunciabile. E' difficile perchè siamo frammentati nei mille rivoli di una situazione complessa, dove le mansioni sono diversificate e non c’è omogeneità culturale. Nella stessa situazione si ritrovano persone con grandi competenze e ragazzi senza strumenti culturali efficaci. Si tratta di un gruppo disomogeneo, con culture e valori diversi.

Ma tutti sentiamo il diritto alla dignità, ad un futuro, alla possibilità di crearci una famiglia. Sentirsi artefici del proprio destino e non inutili pedine mosse da interessi più potenti: penso sia un desiderio comune a molti.

Perché nessuno parla di una riforma del mercato del lavoro? Perché ci si rassegna alla constatazione che i tempi sono cambiati e la mobilità è una condizione imprescindibile? Tale affermazione avrà pure le sue verità, ma il prezzo non può essere pagato solo da chi non ha una famiglia benestante o capacità intellettive strabilianti (e anche questi sono messi male!).

Elaborare i problemi, riconoscerli, uscire dalla nebbia dei luoghi comuni e delle verità imposte. Vorrei che esistesse una forza politica in grado di trasformare questi inutili lamenti in proposte chiare e condivisibili.

1 commento:

  1. Sante Parole! Purtroppo siamo troppo abituati (e parlo in prima persona, plurale, ma pur sempre prima persona)a quella che viene chiamata "rassegnazione": noi in qunto generazione che ha da sempre sperimentato la precarietà.

    Per non parlare del futuro, in cui forse non si conoscerà null'altro che precarietà. E dunque ciò sara la regola, e come fosse stato in passato, chissà se qualcuno se lo ricorderà.

    Mi ricorda per certi versi un famoso romanzo di Orwell...

    RispondiElimina